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L’accesso all’Hospice è libero dalle ore 11,00 alle ore 19,00 nel rispetto dei desideri della persona ricoverata. Altre indicazioni possono essere fornite dal responsabile dell’accoglienza sanitaria (dr.ssa Emiliana Gemellini). Nelle ore notturne una sola persona, indicata dal paziente, può pernottare utilizzando la poltrona-letto presente nelle camere. Sono possibili eccezioni che saranno autorizzate di volta in volta.
Piccoli animali domestici possono accedere all’Hospice per brevi visite, previa autorizzazione.
In tutti i locali dell’Hospice devono essere evitati comportamenti che possono recare disagio agli utenti ed ostacolare l’assistenza.

I motivi per un ricovero in Hospice sono, tra gli altri:
– presenza di sintomi difficilmente controllabili a domicilio
– sollievo temporaneo della famiglia;
– inadeguatezza socio-economico- familiare ad effettuare un’assistenza domiciliare
– esplicito desiderio espresso dal paziente

Hospice

Il polo del sollievo

Il controllo del dolore per una vita dignitosa. La valutazione e il trattamento dei malati plurisintomatici con frequente prevalenza di dolore legato alla neoplasia in fase avanzata, richiede un approccio multidisciplinare che include la conoscenza dei meccanismi fisiopatologici, l’identificazione di stati sindromici, la conoscenza della storia naturale di malattia, delle modalità di trattamento pregresso della stessa. È poi necessario, oltre al riconoscimento delle diverse componenti biologiche che generano i sintomi, avere piena consapevolezza delle problematiche  psicologiche, spirituali e sociali.

A.D.I.

La comunicazione col malato e la famiglia.

In Hospice come a casa, la collaborazione con i familiari è incessante, fondata su una comunicazione “esperta”, orientata a stabilire una vera relazione d’aiuto. In tal modo, il gruppo dei curanti si propone come un reale punto di riferimento per il malato e chi lo assiste per tutte le problematiche e i bisogni che insorgono. La base della piramide delle priorità in cure palliative è rappresentata, infatti, da un’alleanza di cura che garantisca  il necessario impegno “globale” verso le necessità tipicamente sanitarie, senza trascurare le esigenze sociali, psicologiche e spirituali del malato inguaribile in fase avanzata di malattia e dei suoi cari.